UTILIZZO DELLA TOSSINA BOTULINICA NEL BRUXISMO
Quando il bite notturno non è sufficiente
Il bruxismo è caratterizzato dall’iperattività muscolare masticatoria “parafunzionale” che provoca un movimento continuo, involontario ed incosciente con compressione eccessiva dei denti durante il sonno o la veglia. In altre parole chi bruxa digrigna i denti durante il riposo notturno.
Ad onor del vero nella fase più profonda del sonno, la cosidetta “fase 4” o “fase R.E.M.”, tutte le persone eseguono due movimenti: dei rapidi movimenti oculari (R.E.M.) e il digrignamento dei denti. Questo è fisiologico ed è un modo escogitato dall’organismo per scaricare in modo naturale gli stress accumulati durante il giorno e così unire al riposo muscolare anche quello psichico.
Nel bruxista questi movimenti notturni della mandibola si accentuano fino a divenire causa di forti fastidi.
E’ possibile quindi che chi è bruxista abbia alcuni effetti collaterali di questo fenomeno come denti con lo smalto consumato (denti che diventano “più corti”), ipertono dei masseteri con dolenzia alla palpazione ( presenza di trigger points), dolore all’articolazione temporomandibolare soprattutto al risveglio o anche una sgradevole cefalea muscolo-tensiva che compare al mattino al momento del risveglio.
Il bruxismo è una patologia di interesse prettamente odontoiatrico con importanti ripercussioni, però, in ambito estetico. L’eccessiva iperattività contrattile dei muscoli masticatori infatti ne induce l’ipertrofia con conseguente alterazione delle proporzioni anatomiche del volto.
Da un punto di vista estetico il viso può così assumere, con l’andare degli anni, un aspetto più squadrato. Il motivo è legato al fatto che il digrignamento (cioè far scivolare con forza i denti della mandibola contro quelli del mascellare) avviene grazie all’azione di un muscolo che è il muscolo massetere che va dall’angolo della mandibola all’osso zigomatico ed è determinante per la chiusura della mandibola e per la masticazione. Il surmenage notturno continuo rende il massetere più grosso e l’aumento di dimensione diviene visibile sul volto, per cui si dice che un digrignatore notturno lo si può riconoscere osservandone il viso fin dalla soglia dello studio, ben prima che si sieda alla poltrona del dentista.
Per contrastare il bruxismo e le sue conseguenze si è pensato a molte soluzioni. Al momento la più affermata è quella dell’uso di un bite plane notturno: un piano di resina che separa le due arcate che va indossato durante la notte. Questo metodo segue il principio di annullare o comunque ridurre notevolmente l’attrito tra le due arcate e quindi sollecitare meno sia i denti che così non si consumano, ma soprattutto di ridurre l’impegno dei muscoli masticatori (temporale, pterigoideo e massetere). La conseguenza è che scompare la cefalea e si mette a riposo l’articolazione temporo-mandibolare (ATM) spesso coinvolta da questi eventi. Purtroppo sempre più spesso ci si accorge che il bite notturno non è sufficiente.
Da qualche anno è stato legittimato il ricorso alla tossina botulinica per “addormentare” quel tanto che basta il massetere. La tossina botulinica, attualmente molto usata in neurologia e in campi estetici, ha l’effetto di interrompere il collegamento neuro-muscolare, impedendo quindi la contrazione dei muscoli dove viene iniettata. La tossina botulinica di tipo A inibisce infatti la liberazione dell’acetilcolina nelle terminazioni motorie periferiche con una conseguente diminuzione della forza muscolare. Il muscolo si rilassa e si “sgonfia”. L’utilizzo alcune unità di tossina, inoculate nel corpo del massetere e nel ventre anteriore del muscolo temporale possono così (ev. insieme al bite) dare grande giovamento nel ridurre la cefalea mattutina , nel ripristinare un corretto rapporto tra le proporzioni del volto.
L’ effetto dura mesi e poi tutto ritorna come prima, salvo che non venga ripetuta la terapia.
Ovviamente la tecnica d’inoculo della tossina è sicura solo se viene eseguita da personale medico specializzato in seguito ad una diagnosi ben precisa.
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